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Gio, Apr
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Clima, fatti e parole

Editoriali
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Il 22 aprile, Giornata della Terra Planetaria, presso la sede ONU di New York è stato firmato da 175 Paesi uno degli accordi più importanti di sempre, ovvero quello sul clima raggiunto a dicembre a Parigi, con il quale i governi si pongono come obiettivo di lungo termine di contenere il surriscaldamento del pianeta ben al di sotto dei 2 gradi e di mettere in atto tutti gli sforzi possibili per non superare 1,5 gradi, in modo da ridurre gli impatti dei cambiamenti climatici.

Praticamente nelle stesse ore il Gruppo Volkswagen ha raggiunto un accordo con gli Stati Uniti per risolvere il caso dieselgate: l’intesa – i dettagli saranno definiti entro il 21 giugno – è stata annunciata a San Francisco dal giudice Charles Breyer. Volkswagen si impegna a riacquistare le quasi 500mila vetture coinvolte; in alternativa, effettuerà gli interventi necessari per riportare le emissioni ai livelli di legge e compensare i clienti danneggiati. Coloro che avevano l’auto in leasing potranno cancellare il contratto. Il gruppo tedesco dovrà inoltre creare un fondo destinato a finanziare misure di protezione dell’ambiente.

Una cosa buona, ma non se riflettiamo sul numero totale di veicoli coinvolti, che dovrebbero essere circa 11 milioni nel mondo: per loro quale soluzione? Senza contare che arrivano le prime ammissioni da altre case, come Mitsubishi. Secondo alcune indiscrezioni i test sulle emissioni sarebbero manipolati già dal 1991 e ufficialmente coinvolte finora 625.000 minicar vendute in Giappone (di cui 157.000 a marchio Mitsubishi e 468.000 con brand Nissan), con consumi truccati.

Da un quotidiano tedesco, Bild am Sonntag, – in relazione a un’indagine sui motori diesel del KBA, l’ente pubblico tedesco che si occupa delle procedure di omologazione dei veicoli - arrivano poi accuse di emissioni irregolari alla FCA: alcuni modelli dopo 22 minuti di funzionamento sarebbero in grado di autoregolarsi in modo da bypassare i sistemi di trattamento degli NOx (ossidi di azoto).

In questo panorama, in Italia diminuiscono le vendite di auto alimentate con carburanti a basso impatto ambientale, GPL e metano, che vedono soffrire anche le trasformazioni in after market, mentre ibride ed elettriche continuano ad avere un ruolo marginale. L’Italia leader nelle rinnovabili – afferma Matteo Renzi – vuole trasformare il sistema di mobilità, è pronta a investire sull’efficientamento energetico delle abitazioni e sta investendo in tecnologia.

Queste le parole, ma dal Governo non arriva nessuno sprone agli automobilisti per dare impulso alla mobilità ecologica – ci dobbiamo accontentare di solo 4.500 trasformazioni a gas incentivate, residuo di precedenti finanziamenti degli incentivi I.C.B.I. – mentre le nostre città vengono soffocate dallo smog (nel 2015 tra l’altro le emissioni di CO2 sono tornate a crescere del 2,5%) e… da comportamenti per nulla etici. A ciò si aggiunge che il disastro ambientale continua ad essere dietro l’angolo, il recente caso Liguria (con lo sversamento di petrolio che ha raggiunto anche il mare) insegna, e noi non siamo pronti.

Bene l’accordo di Parigi, ma vogliamo fare in modo che non rimangano solo parole?

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