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23
Mar, Apr
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Industria auto, la sfida

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Dopo un cupo 2019, con un calo del 5% nella produzione mondiale seguito a 10 anni di crescita continua, l’industria automobilistica – tra le più importanti al mondo – deve affrontare nel 2020 una sfida senza precedenti.


Come ha sottolineato il presidente dell’Oica (organizzazione internazionale costruttori auto) Fu Binfeng, quella causata dal virus Covid-19 potrebbe essere la peggior crisi di sempre dell’industria automobilistica.

FERMO PRODUZIONE
Un primo shock già a gennaio: l’arresto dellindustria cinese ha creato carenze di componenti che hanno avuto un impatto ì mondiale. La diffusione del virus ha poi richiesto la chiusura di gran parte dell’industria automobilistica e dei suoi fornitori in tutto il mondo.
Le preoccupazioni per la salute e la sicurezza dei propri dipendenti – ha dichiarato Fu – hanno portato produttori e fornitori a mettere in atto drastiche misure sanitarie, portando a una forte riduzione o alla completa chiusura di impianti e strutture, anche dove ciò non è richiesto dalle autorità.

RICONVERSIONE
Oica sottolinea un altro aspetto emerso in questi mesi: in diversi paesi, per aiutare i colpiti dal virus, i fabbricanti di automobili stanno realizzando progetti umanitari, dalla produzione di macchine respiratorie alla facilitazione del trasporto di servizi di emergenza e medici, segnaliamo Bmw, Dallara, Fca, Ferrari, Jaguar, Land Rover, Mercedes, Nissan, Psa Group, Seat, Škoda e Volkswagen.

RIPRESA
I membri di Oica – che riunisce 37 associazioni nel mondo – lavorano per proteggere il settore automobilistico e sono pronti per iniziare il riavvio della produzione e delle vendite al termine della crisi.
Le associazioni nazionali – ha concluso Fu sono impegnate in un dialogo con le autorità e partner per attenuare l’impatto della crisi e garantire una rapida ripresa di un settore che contribuisce
in modo determinante all’economia mondiale.
L’industria automobilistica, come ha fatto molte volte in passato, dimostrerà la sua importanza, la sua forza e la sua resilienza.

DARE IL VIA ALLA RIPRESA ECONOMICA, UN IMPERATIVO
Le quattro associazioni europee dell’automotive – ACEA, CECRA, CLEPA e ETRMA – hanno pubblicato un piano d’azione in 25 punti per la ripartenza.
Il settore chiede un programma coordinato di misure per il rinnovo del parco circolante. Questo riattiverà la domanda nei canali di vendita sia ai privati che alle aziende, sosterrà la ripresa economica in generale e accelererà lo svecchiamento del parco circolante sulle strade europee. Gli incentivi all’acquisto e agli investimenti dovrebbero basarsi su criteri simili in tutta Europa, attingendo a finanziamenti nazionali e dell’UE. Le misure dovrebbero essere potenziate con premi per la rottamazione e tenere conto degli obiettivi condivisi in tema di lotta al cambiamento climatico e di gestione efficiente delle risorse, di concerto con l’impatto economico. Il settore automotive in UE significa 13,8 milioni di addetti, pari al 6,1% di tutti i lavoratori in Europa, un fatturato che rappresenta più del 7% del PIL dell’UE, un surplus commerciale di 84,4 miliardi di euro, un investimento annuale di 57,4 miliardi in ricerca e sviluppo.

ANCHE LA GERMANIA NON È AUTOSUFFICIENTE…
Durante la fase più acuta dell’emergenza Covid, secondo la stampa internazionale, Volkswagen, BMW e Daimler hanno portato all’attenzione del cancelliere Angela Merkel un problema scottante: la produzione non può ripartire se non ripartono anche i fornitori italiani o spagnoli.
Troppo importante l’industria dell’auto tedesca per sottovalutare il problema, molta componentistica arriva dal Bel Paese.

UN COMPARTO CHIAVE
Oltre 2.200 imprese di componentistica auto, per un fatturato di 49,3 miliardi di euro e 158.700 addetti (compresi gli operatori del ramo della subfornitura). Inoltre, mentre la bilancia commerciale dell’intero settore automotive italiano ha un saldo negativo, guardando alla sola componentistica il saldo è positivo da oltre 20 anni. 6,5 miliardi la media annua dal 2007 al 2019.

I NUMERI DEL 2019
L’export della componentistica auto italiana vale 21,97 miliardi di euro (in ribasso nel 2019, –2,3%, dopo 4 anni consecutivi in crescita) e presenta un saldo positivo della bilancia commerciale di 6,53 miliardi (–2,7%).
L’export verso i paesi UE pesa per il 73% e il primo paese di destinazione rimane la Germania, 21%; seguono Francia (10,5%), UK (8%), Spagna (7%), USA (6%), Polonia (6%), Turchia (4%), Austria (3%), Brasile (2,6%) e Repubblica Ceca (2,6%). La Cina si conferma il quarto mercato d’importazione (quasi 1,1 miliardi di euro, 7,1% del totale), con un ruolo importante nella catena di fornitura, come l’emergenza Covid-19 ha mostrato nel primo trimestre 2020.

L’ANFIA CHIEDE AIUTO
Per Marco Stella, Presidente del Gruppo Componenti Anfia, su questa fase di rallentamento produttivo, anche per il comparto della componentistica automotive italiana, si è innestato il blocco degli stabilimenti dettato dall’emergenza Covid-19, con ripercussioni pesanti per le imprese, che necessitano nell’immediato di misure di supporto per far fronte alle esigenze di liquidità, e per garantire la ripartenza degli investimenti e il sostegno a innovazione e mercato.

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