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Sab, Apr
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Clima, inquinamento atmosferico e vittime, è allarme in Europa

Ambiente
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E l’Italia guarda, paga e muore

Malgrado un lento miglioramento della qualità dell’aria, l’inquinamento atmosferico, in particolare nelle aree urbane, rimane in Europa il principale pericolo per la salute, provocando malattie e causando oltre 500mila decessi ogni anno.

Il dato emerge da un nuovo rapporto dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA), Qualità dell’aria in Europa: rapporto 2016, su dati 2000-2014 rilevati in oltre 400 città.

Il rapporto fornisce stime degli effetti sulla salute riconducibili agli inquinanti atmosferici più dannosi. Le micropolveri PM2,5 hanno causato 467.000 decessi prematuri in 41 paesi europei, quella al biossido di azoto (NO2) 71.000 e quella all’ozono troposferico 17.000.

In Italia i morti all’anno sono addirittura 91.050. In dieci anni 910.500: è come se fossero stati sterminati tutti gli abitanti di Asti, Varese, Treviso, Cesena, Pisa, Latina, Brindisi, Caserta, Trapani e Sassari.

Oltre alla tragedia all’interno di centinaia di migliaia di famiglie allo Stato comporta un costo di 5 miliardi di euro, grazie alla colpevole inerzia dei governi di ogni colore che si sono avvicendati nell’ultimo decennio. Scriviamo COLPEVOLE INERZIA perché i nostri governanti avevano a disposizione la migliore industria dei motori a basso impatto ambientale del mondo, che, se incentivata, poteva abbassare drasticamente i livelli di inquinamento veicolare. Ma non è mai stata attuata una seria politica per una mobilità pulita, che sarebbe costata molto meno dei miliardi di euro che mandiamo in fumo, nero.

Grazie alla riduzione delle emissioni, in Europa la qualità dell’aria è migliorata, ma non in misura sufficiente a evitare danni inaccettabili alla salute umana e all’ambiente – ha affermato Hans Bruyninckx, direttore esecutivo dell’AEA – Dobbiamo affrontare le cause dell’inquinamento atmosferico con una trasformazione fondamentale e innovativa dei nostri sistemi energetico, alimentare e di mobilità.

Inoltre un nuovo documento stilato dall’agenzia, Cambiamenti climatici, impatti e vulnerabilità in Europa al 2016, afferma che i cambiamenti di clima stanno comportando ripercussioni di ampia portata su ecosistemi ed economia, oltre che su salute e benessere.

Continuano a registrarsi nuovi drammatici record: temperature globali ed europee, incremento del livello del mare, riduzione della banchisa nell’Artico. Il carattere delle precipitazioni sta cambiando, rendendo le regioni umide ancora più umide e quelle secche ancora più secche. I volumi dei ghiacciai e del manto nevoso sono in forte diminuzione. Allo stesso tempo, gli eventi climatici estremi – ondate di calore, forti precipitazioni e siccità – stanno aumentando in frequenza e intensità.

Tutte le regioni europee sono vulnerabili. L’Europa meridionale e sud-orientale sarà particolarmente colpita: diminuzioni nelle precipitazioni e della portata dei fiumi, siccità, calo dei raccolti, perdita della biodiversità e incendi boschivi. Mentre le aree costiere e le pianure nelle zone occidentali dell’Europa sono esposte a inondazioni, innalzamento del livello del mare e aumento delle mareggiate. Significativi anche i cambiamenti negli ecosistemi marini a causa dell’acidificazione degli oceani, del riscaldamento e dell’espansione di zone morte prive di ossigeno. Nell’Artico ecosistemi e attività umane saranno fortemente influenzate dal rapido incremento delle temperature e dallo scioglimento dei ghiacciai terrestri e marini.

I costi sono stimati, a partire dal 1980, in 400 miliardi di euro, con previsioni particolarmente negative per le regioni del Mediterraneo.

In questo quadro devastante, da Bruxelles sono state avviate nei confronti dell’Italia procedure di infrazione per lo sforamento dei limiti minimi di biossido di azoto – inquinante che scaturisce per il 40% dal traffico stradale – e di PM10 contenuti nell’atmosfera, che potrebbero portare ad una maxi-multa fino ad 1 miliardo di euro.

 

Nuovi limiti per le emissioni

A dicembre il Parlamento e il Consiglio europeo hanno adottato la nuova direttiva sui limiti nazionali di emissione sulla base di una proposta della Commissione che fissa in Europa limiti più rigorosi per i cinque principali inquinanti: particolato fine (PM2,5), anidride solforosa, ossidi di azoto, composti organici volatili non metanici e ammoniaca. La direttiva – elemento cardine del programma Aria pulita per l’Europa – è entrata in vigore il 31/12/2016 e ha l’obiettivo di permettere di ridurre del 50% gli effetti negativi sulla salute (malattie respiratorie, decessi prematuri) dovuti all’inquinamento atmosferico entro il 2030. Gli Stati membri devono recepire la direttiva entro il 30/6/2018 mentre entro il 2019 sono tenuti a presentare un programma di controllo dell’inquinamento atmosferico per ridurre le emissioni delle percentuali concordate entro il 2020 e 2030.

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