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Sab, Apr
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Biometano Sesa per l’ambiente, i trasporti e l’economia circolare

Ambiente
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Grazie al biometano possiamo assicurare un futuro rinnovabile al gas naturale utilizzato come carburante in autotrazione, sia liquido sia compresso.

Impiegabile senza bisogno di alcuna modifica nei veicoli dell’attuale produzione, di serie e trasformati in officina, si ottiene da biomasse agricole, agroindustriali e dalla Forsu, frazione
organica dei rifiuti solidi urbani.
Durante il 1° Sesa Green Endurance, gara riservata alle vetture ecologiche (v. pag. 28), la nostra redazione ha visitato gli impianti di Sesa SpA, Società estense servizi ambientali. Situata a Este, dal ‘95 effettua la raccolta del rifiuto solido urbano nei comuni della Bassa Padovana e ha attuato un sistema di economia circolare dove tutti gli scarti vengono valorizzati come risorse riducendo al minimo il ricorso allo smaltimento in discarica: attraverso i suoi impianti produce biogas – che trasforma in energia termica ed elettrica - biometano e compost.
I due processi fondamentali del ciclo di recupero dell'umido riguardano la biogassificazione che avviene in ambiente anaerobico, in assenza di ossigeno e il processo di compostaggio in ambiente aerobico, ovvero in presenza di ossigeno. Ma ripercorriamo tutte le fasi, tipiche di questi impianti.

 

ACCETTAZIONE, CONFERIMENTO E SCARICO
Gli autotreni che trasportano i rifiuti (foto 1) si recano all’accettazione per la pesa e la registrazione di quantità, provenienza e tipologia. Lo scarico viene effettuato presso un hangar (foto 2) dotato di 11 porte. I mezzi rimangono all’esterno dell’area di raccolta – depressurizzata per contenere gli odori – e un sistema di lavaggio provvede alla pulizia di cassoni e ruote. L’acqua
utilizzata proviene dal digestato liquido depurato che come vedremo è tra i prodotti di scarto del processo di recupero energetico.

TRACCIABILITÀ DEI CONFERIMENTI E AVVIO AI PROCESSI DI RECUPERO ENERGETICO
All’interno dell’hangar le fasi di smistamento sono seguite dalla sala controllo grazie a telecamere che dall’alto registrano ogni movimento, garantendo la sicurezza degli operatori e monitorando l’idoneità del materiale conferito. La sala di controllo (foto 3) manovra anche un carroponte automatico che preleva il materiale da grandi vasche e lo trasporta ad appositi separatori, così da selezionare al meglio la destinazione finale del rifiuto.

DAL RIFIUTO ORGANICO AL BIOGAS
Il materiale organico selezionato entra nei biodigestori (foto 4) e subisce un processo di trasformazione tramite fermentazione (biogassificazione).
La trasformazione dell'organico in biogas avviene attraverso la reazione di batteri termofili a temperatura costante di 52°. Di qui il biogas raffreddato (foto 5) va ad alimentare i cogeneratori che lo trasformano in energia elettrica e termica.

IL DIGESTATO E IL RECUPERO DELL'ACQUA
Quello che non viene trasformato in biogas genera un residuo prevalentemente liquido – digestato – che si deposita sul fondo del digestore e che viene poi purificato fino ad ottenere acqua pulita per osmosi inversa.
Tre le vasche di stoccaggio dell'acqua (foto 6), una riservata all'antincendio e altre due per controlli e analisi, oltre che per il lavaggio dei camion. L'acqua recuperata viene utilizzata nei processi dell'impianto per il raffreddamento dei motori dei cogeneratori.
Di qui, il liquido esce ad una temperatura di oltre 80° e va a fornire il teleriscaldamento di uffici e strutture dell'impianto stesso oltre che di alcune realtà produttive industriali e abitazioni civili del territorio.

DALLA COGENERAZIONE AL TELERISCALDAMENTO
I cogeneratori che l'acqua va a raffreddare sono dei motori di 60.000 centimetri cubici. Dell'energia elettrica prodotta il 30% viene utilizzato per il funzionamento dell'impianto e il restante 70 viene venduto alla rete nazionale. L'impianto di biogas produce circa 12 Megawatt di energia elettrica e 600 kg di biometano all’ora. La potenza elettrica è sufficiente a soddisfare le esigenze energetiche civili di una città di circa 60 mila abitanti.

DAL BIOGAS AL BIOMETANO E IL RESIDUO DI CO2
Il biogas prodotto dai digestori è composto per il 60% di metano e per il 40% di CO2 (anidride carbonica) e altri composti a base di zolfo e molecole che non possono essere presenti nel combustibile per autotrazione.
Si provvede quindi a raffinare il gas dagli acidi organici residuali grazie a una serie di filtri. Il risultato finale è la purificazione dai residui e la separazione della molecola CO2 (recuperata per renderla utilizzabile nella produzione industriale e alimentare) dalla molecola del metano.

IL BIOMETANO E L'ALIMENTAZIONE DEL PARCO MEZZI SESA
Tutta la flotta aziendale di Sesa è alimentata dal biometano prodotto nello stabilimento: mezzi utilizzati per la raccolta differenziata, auto aziendali e spazzatrici. Il rifornimento è assicurato da due distributori interni (foto 7) e il prodotto viene distribuito anche esternamente grazie a carri bombolai.

DAL DIGESTATO AL COMPOST
Dagli sfalci del verde e dal residuo del processo di digestione anaerobica – la componente solida del digestato – si ottiene anche il compost, sostanza organica che nel florovivaismo sostituisce la torba. Il processo di compostaggio si effettua caricando residuo organico e sfalci in biocelle (contenitori chiusi di 50 metri per 8) dove avviene la fase di maturazione, che dura quasi due mesi. Il prodotto viene poi raffinato e stoccato all'aperto in cumuli, dove si stabilizza. Dopo l’analisi finale, il compost
è ora pronto per essere commercializzato, sfuso ma anche sotto forma di pellet, ossia essiccato e pressato.

LA SERRA
Dulcis in fundo, la linea di teleriscaldamento fornisce calore a serre date in gestione a una cooperativa sociale. La serra è un tipico esempio di economia circolare: recupero di energia termica per riscaldare la serra, di energia elettrica per dare luce e fornire elettricità agli impianti di irrigazione, acqua per annaffiare le piante, compost e materiale di recupero per i substrati dei fiori.

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