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25
Gio, Apr
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Edo Ronchi: vincere la sfida della qualità dell’aria

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Emissioni diesel da 5 a 10 volte superiori a quelle dichiarate
Nel mondo ogni anno milioni di persone muoiono a causa dell’inquinamento atmosferico: 9 su 10 vivono in luoghi con livelli di inquinamento più alti di quelli raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms).

Una vera e propria pandemia. Ne abbiamo parlato con Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, che ha recentemente presentato il report La sfida della qualità dell’aria nelle città italiane – 10 proposte di green economy realizzato in collaborazione con Enea e in partnership con Ferrovie dello Stato.

 

Quante persone muoiono ogni anno in Europa a causa dell’inquinamento e quali sono gli inquinanti più pericolosi?
Si tratta di decessi anticipati, perché l’inquinamento non ha effetti immediati ma produce malattie diverse delle quali accorciano la vita. L’Oms usa il termine morti anticipate o morti premature. Per l’Italia, dati 2013, parliamo di 92mila casi di morti anticipate attribuibili all’inquinamento atmosferico, specie nelle città. L’Agenzia Europea per l’Ambiente, anche se alla base abbiamo gli stessi dati, fa un calcolo europeo riferito al numero di decessi anticipati sul milione di abitanti. L’Italia ne ha 1.500 per milione di abitanti, l’anno di riferimento è il 2014. La Germania è a quota 1.200, la Francia 800 come il Regno Unito. Quindi la situazione è particolarmente critica.

Gli inquinanti che risultano più pericolosi cioè quantitativamente più incidenti vedono in primo piano il PM2.5, particolato fine, che ha composizioni e precursori differenti: una polvere fine si forma direttamente come polvere e una si forma attraverso la reazione di altri inquinanti, ossidi di azoto, ammoniaca e anche altri, a seconda degli inquinamenti locali che concorrono a queste polveri fini. L’Oms parla in particolar modo di ozono, ossidi di azoto e, appunto, polveri fini.

Qualità dell’aria nelle città italiane, la stiamo migliorando?
I miglioramenti sono stati significativi. In 20-30 anni gli sforamenti delle 35 giornate per il limite di 50 microgrammi delle polveri sottili si sono dimezzati ma non azzerati. Soprattutto c’è il non rispetto degli obiettivi di qualità indicati dall’Oms per gli inquinanti che ho elencato. In Italia abbiamo alcune zone, segnatamente la Pianura Padana, ma anche altre, circa un terzo dei capoluoghi di provincia, con una qualità dell’aria ancora insoddisfacente.

Il report parte dalla richiesta di una Strategia nazionale per la qualità dell’aria.
Parliamo di Strategia nazionale in quanto gran parte degli inquinanti non sono strettamente legati alle emissioni locali. La concentrazione dell’inquinamento si fa anche attraverso inquinanti secondari che viaggiano sulle medie e lunghe distanze. Per esempio possono viaggiare a distanza gli ossidi di azoto, che derivano dalla combustione di fossili, quindi anche dalle auto, oltre che da impianti industriali e centrali termoelettriche. Un altro esempio è quello dell’ammoniaca prodotta in agricoltura per eccesso di nitrati negli allevamenti zootecnici: si trova anche nelle polveri di Milano, dopo avere percorso una distanza significativa. Ecco perché servono misure di area vasta per la gestione delle politiche di qualità dell’aria. Sono necessarie anche politiche settoriali: abbiamo spinto la diffusione dell’auto diesel in Italia basandoci anche su emissioni dichiarate dalle case costruttrici, quando poi è stato documentato che le emissioni reali erano da 5 a 10 volte superiori. È evidente che qui c’è un problema di politiche nazionali e che ogni incentivo alla dieselizzazione è tutto da rivedere.

Quale può essere il ruolo dei veicoli a basso impatto e in particolare, di quelli a gas, i più diffusi in Italia?
Anche in questo caso siamo nell’ambito delle politiche nazionali. L’orizzonte da tenere presente – che alcuni Paesi cominciano a indicare – è quello del superamento dell’auto a combustibili fossili e la sostituzione dei veicoli diesel e benzina, stabilendo un termine temporale. Per rendere consistente la transizione ad una mobilità a basse emissioni, l’elettricità deve essere sempre più prodotta da fonti rinnovabili in quanto ci si muoverà verso una crescente elettrificazione della mobilità urbana. Insieme all’elettrificazione ci sono l’ibrido e il gas, biometano compreso, che è rinnovabile e quindi non produce gas serra rilevanti ai fini del cambiamento climatico. Nella transizione per il trasporto merci ci sono il Gnl e il Gpl, fino al biometano liquido. Non dimentichiamo i biocarburanti come il il bioetanolo e il biodiesel, tenendo conto che possono essere prodotti in modo sostenibile senza usare l’olio di palma, che quando arriva qui ha già bruciato il suo vantaggio ambientale.

Il suo auspicio?
Un’attenzione maggiore alla qualità dell’aria e alla sua salubrità nell’agenda delle istituzioni. Questa attenzione è andata scemando e il problema resta: 92mila decessi anticipati sono 20 volte gli incidenti stradali.

 

Ricetta anti-smog, 10 proposte

Nel Report proposto un decalogo per attuare misure nuove e più incisive contro l’inquinamento atmosferico, soluzioni strutturali che superino le emergenze e puntino sullo sviluppo della green economy. 

  1. Non lasciamo soli gli amministratori locali: serve una strategia nazionale per la qualità dell’aria.
  2. Integriamo gli obiettivi sul clima e sull’inquinamento atmosferico nelle politiche energetiche nazionali.
  3. Anticipiamo l’emergenza, intervenendo prima che si raggiungano livelli critici di inquinamento, finanziando ricerca e attività di monitoraggio.
  4. Cambiamo il modo di muoversi in città, riducendo l’uso dell’auto privata e puntando a meno di 500 auto ogni mille abitanti.
  5. Riallochiamo gli investimenti pubblici e privati, privilegiando un trasporto pubblico condiviso e integrato.
  6. Miglioriamo radicalmente le performance ambientali dei mezzi di trasporto: meno gasolio e benzina, più elettrico, ibrido plug-in e gas.
  7. Avviamo un efficace programma di riqualificazione profonda degli edifici pubblici e privati.
  8. Variamo linee guida nazionali sull’utilizzo delle biomasse per il riscaldamento domestico.
  9. Coinvolgiamo anche il settore agricolo e zootecnico, per ridurre drasticamente le emissioni di ammoniaca in atmosfera.
  10. Portiamo la produzione industriale ad adottare gli standard più avanzati tra le migliori tecnologie disponibili.

 

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