A dieci anni dall’avvio del progetto Istat presenta l’ottava edizione del rapporto sul Benessere equo e sostenibile (Bes).
Il volume illustra un sistema di indicatori arricchito di anno in anno per seguire le profonde trasformazioni che hanno caratterizzato la società nell’ultimo decennio, incluse quelle determinate dalla pandemia da Covid-19.
152 i nuovi indicatori, un’integrazione in coerenza con il programma #NextGenerationEU e per rispondere a esigenze conoscitive specifiche, tra cui l’arricchimento delle informazioni disponibili su aspetti sanitari, digitalizzazione, capitale umano e cambiamento climatico.
L’analisi riguarda 12 ambiti: Salute; Istruzione e formazione; Lavoro e conciliazione dei tempi di vita; Benessere economico; Relazioni sociali; Politica e istituzioni; Sicurezza; Benessere soggettivo; Paesaggio e patrimonio culturale; Ambiente; Innovazione, ricerca e creatività; Qualità dei servizi.
Il punto sui diversi fattori ambientali, che rivelano luci e ombre.
CLIMA
Le conseguenze dei cambiamenti climatici e dell’aumento dell’effetto serra rappresentano uno dei problemi ambientali che preoccupano maggiormente. Tale preoccupazione cresce in modo costante, dal 58,7% del 2014 fino a oltre il 70% negli ultimi due anni. La sensibilizzazione su questo argomento è alta presso i cittadini di tutte le età, giovani compresi.
DISPERSIONE DI ACQUA
Più di una regione su due ha perdite idriche totali in distribuzione superiori al 45%. Situazione infrastrutturale ancora più deficitaria nelle aree del Centro e del Mezzogiorno, con ingenti criticità in circa un comune su due. Rispetto al 2015, nel 2018 le perdite totali di rete sono cresciute di mezzo punto(dal 41,4% al 42%), a conferma della grave inefficienza dell’infrastruttura idropotabile.
Continua così l’incessante incremento della dispersione di acqua.
QUALITÀ DELL’ARIA
Dal 2010 i valori del PM2,5 superano il parametro di riferimento dell’Oms (10 μg/m3) in oltre l’80% delle rilevazioni effettuate.
Si osserva comunque una leggera tendenza al miglioramento negli ultimi dieci anni, dal 92,9% del 2010 all’81,9% del 2019. L’indicatore raggiunge le percentuali più alte nelle regioni del Nord, soprattutto in quelle del bacino Padano, con una media di superamento che va dal 97,5% del 2010 al 91,2% del 2019.
Nel Mezzogiorno, invece, il fenomeno è più attenuato e in lento miglioramento, dall’84,6% del 2010 al 73,4% del 2019, con valori inferiori al 70% nel biennio 2016-2017.
IN AUMENTO GLI EVENTI ESTREMI
L’intensità dei giorni di caldo negli ultimi dieci anni risulta sempre maggiore rispetto alla mediana del periodo di riferimento 1981-2010. A ciò si aggiunge l’aumento di periodi prolungati con scarsità di pioggia che in alcuni anni hanno causato una forte riduzione delle risorse idriche disponibili.
Negli ultimi due anni, i giorni consecutivi senza pioggia sono risultati superiori alla mediana climatologica (1981- 2010) per la gran parte delle regioni, soprattutto nel Nord e nel Centro Italia.
RIFIUTI
Nel 2019 la produzione di rifiuti urbani in Italia è pari a 503,6 kg per abitante, valore stazionario rispetto al 2018 e in crescita rispetto al 2017 (+15 kg per abitante) quando si era registrato uno dei valori più bassi degli ultimi venti anni. Una parte dei rifiuti, non ulteriormente valorizzabili, sono ancora smaltiti in discarica ma la tendenza è di graduale riduzione dall’inizio degli anni 2000, grazie alle operazioni di recupero di materia ed energia. Nel 2019, sono stati conferiti in discarica il 20,9% del totale dei rifiuti urbani, l’obiettivo Ue è quello di raggiungere il 10% entro il 2035.
CONSUMO DI SUOLO
Segnale assai negativo con l’aumento del consumo di suolo: quello impermeabilizzato passa dal 6,98% nel 2012 al 7,1% nel 2019, causando la perdita irreversibile di aree naturali e superfici agricole.
-CO2 +RINNOVABILI
Si sono ridotte le emissioni di anidride carbonica e di altri gas clima-alteranti nell’economia italiana (tonnellate di CO2 equivalente per abitante) – da 8,8 nel 2010 a 7,1 nel 2019 – e il consumo di materiale interno, circa il 30% in meno tra 2010 e 2018. Traguardo positivo anche per il consumo di energia da fonti rinnovabili, che già dal 2012 ha superato l’obiettivo del 26,4% dei consumi interni fissato per il 2020.