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Editoriale web
Alternativo?
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Arriva da Glenmont, nel New Jersey, la notizia epocale: “
Firmato un accordo tra Ford Motor Company e T.A. Edison per la
produzione del modello Ford più venduto dotato di un motore
elettrico rivoluzionario. L’auto elettrica diventerà
l’utilitaria degli americani”. La nota continua con
approfondimenti sul veicolo: carrozzeria come il modello a
benzina, 4 porte , 4 posti, batterie Nikel-Piombo di nuova
concezione e performanti. Autonomia media 160 km, ma a 30 km/h
se ne possono percorrere anche 250. Tempo di ricarica 4 ore.
Durata delle batterie 8/10.000 Km. Tutto bene, bella
notizia. Solo che non è di oggi ma del 1914…
Cosa sia successo poi non è ben chiaro. Sembra che, allora,
siano sorti problemi di affidabilità, di autonomia e di
ricarica. Il progetto scomparve senza che nessuno ne spiegasse
il perché e Ford produsse oltre 15.000.000 Model T
fino al 1927; solo 600 furono elettriche, per alcuni Taxi di New
York e Detroit. Nulla di nuovo sotto il sole, quindi.
Periodicamente rispunta l’auto elettrica come l’Araba Fenice:
ogni tanto vecchi e nuovi Costruttori, quando vogliono finire
sui giornali, annunciano con grande spolvero il prossimo lancio
di auto elettriche di varia natura e dimensione. Le francesi
adesso sono all’avanguardia: promettono mirabilie. Di nuovo
scendono in campo gli USA forti dei discorsi ecologici del
Presidente Obama.
La
Fiat è più cauta, ma forse perché ancora non si è spento il
ricordo delle 1.000 Panda Elettriche degli anni 80 costruite con
forti contributi statali e poi rimaste invendute, salvo le mai
usate 120 al Comune di Torino, che adesso non sa come smaltire.
Per avere i denari dallo Stato, Fiat minacciò di chiudere il
Lingotto e trasferire la produzione Panda all’estero. I
contributi arrivarono, l’auto elettrica fu costruita e la Panda
– quella funzionante - fu poi prodotta …in Polonia. Non si
tratta di fare battaglie di retroguardia o essere sordi
all’innovazione tecnologica: bisogna tranquillamente dire che
non sarà con questo sistema che si muoveranno le auto del
prossimo futuro. La rete di distribuzione è impossibile da
aggiornare in breve e medio periodo. Ancora esistono
insormontabili problemi di affidabilità e di peso degli
accumulatori, di autonomia e di tempi di ricarica. In quanto
all’ecologico e all’economico, poi, meglio non parlarne. Le case
francesi, forti del loro nucleare, fanno presto a dire
"écologique?
économique?
C’est à dire
électrique!”.
Ma
in Italia? Il 68,4% dell'energia elettrica prodotta nel 2009
deriva da fonti non rinnovabili e in buona parte dal carbone
(13,10%). Per non parlare del resto del mondo. A parte qualche
rara eccezione, si tratta solo di spostare l’inquinamento da
qualche altra parte. Altro argomento, infine, è il consumo
energetico, o meglio l’assorbimento elettrico al momento della
ricarica. È stato calcolato che se circolassero a Roma 5.000
auto elettriche e tutte le sere fossero sotto carica, ogni
notte ci sarebbe un Black Out totale nel Lazio.
Lasciamo le velleità elettriche nel cassetto dei sogni.
Utilizziamo, bene, quello che abbiamo e incentiviamo i veri
sostituti di benzina e gasolio cioè GPL e metano, per molti anni
ancora unici e veri possibili carburanti alternativi. Certo,
nel 2100 forse non si userà più la attuale benzina, ma
ipotizzare quale sarà il carburante più usato fra 50 anni è come
ragionare sul nome del prossimo Papa.
.
Ugo Nazzarro
Se avete commenti o
volete scrivere al direttore, usate:
:
direttore@ecomobile.it
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N.
90 Luglio/Agosto 2010
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