Editoriale web
Editorial in English
Poveri Noi!
Ammesso e non concesso che i dati della Banca d’Italia siano
veri, tenendo conto che la rilevazione viene fatta dalle
denuncie dei redditi, scopriamo che il 50% delle famiglie
italiane vive
con meno di 2.000 euro al mese; in particolare solo una famiglia
su due ha un reddito annuo superiore ai 24.590 euro, mentre un
20% conta su un reddito addirittura inferiore ai 14.457 euro
(1.200 euro/mese), quindi al di sotto della “soglia di povertà”
che Bankitalia pone a 15.300 euro/anno. Un Italiano su tre
dichiara di “non arrivare a fine mese”: siamo in una situazione
di generalizzata miseria.
Consideriamo una serie di spese fisse che una famiglia di tre
persone deve sostenere: 600
€/mese
per affitto o mutuo casa, altri 200
€
per bollette e utenze, 200
€
per spese di trasporto casa-lavoro-scuola, 200
€
per prodotti quotidiani di consumo e siamo arrivati a 1.200
€/mese.
Qui il 20% delle famiglie non ha i soldi per mangiare.
Andiamo avanti per i più fortunati e aggiungiamo almeno 400
euro/mese per mangiare (frugalmente), 1 pizza a testa una volta
al mese, qualche giocattolo o pannolini, un cinema una domenica
su 4, qualche attività didattica, la rata dell’auto (un lusso),
il risparmio di qualche centesimo per le vacanze estive – in
tenda – e siamo a quota 2.000 euro/mese. Domanda: con quali
soldi il 50% delle famiglie italiane si compra lavatrice,
televisore, vestiti o cambia le scarpe bucate? Se l’auto si
guasta? Se qualcuno si ammala? E come paga i debiti contratti in
precedenza? Non parliamo poi di spendere il proprio annuale
reddito familiare in un colpo solo per cambiare l’auto (solo
modestissima utilitaria coreana, ovvio).
Electrolux (elettrodomestici) chiude e 2000 persone saranno
senza lavoro? Ovvia conseguenza. Il mercato dell’auto da 3 anni
precipita? Nessuna sorpresa se Fiat – pardon FCA – diventa
olandese. I consumi sono in calo del 7% annuo?
Elementare Watson!
Non parliamo poi dei pochi fortunati (il 10%) che hanno un
reddito superiore a 55.000 euro/anno. Tutta sulle loro spalle
dovrebbe essere la crescita del mercato immobiliare. Loro
dovrebbero mantenere vive le aziende produttrici di beni e
servizi, viaggiare in aereo per pagare i debiti di Alitalia,
cambiare l’auto altrimenti il Lingotto chiude, comprare gli
Yacht altrimenti Ferretti fallisce e affollare i negozi e non i
mercatini dell’usato.
Allora, sempre ricordando che parliamo di statistiche sulle
denuncie dei redditi e anche considerando tali denuncie
inferiori al 25% del reale (un reddito di 24.000 euro/anno per
un gioielliere è ridicolo), la situazione è comunque molto
grave. Ne consegue con evidenza che solo aumentando i redditi o
le disponibilità economiche della massa dei cittadini, prende il
via il circolo virtuoso consumo-produzione-mano d’opera-imposte.
Ma come fa lo stato italiano ad aumentare i redditi familiari?
Riducendo le pensioni e aumentando le tasse, è ovvio!
Onore al merito, quindi, per quell’italiano che emigrato in USA
per fare il pizzaiolo, ha autonomamente deciso di aumentare da 7
a 10 dollari l’ora il salario dei suoi camerieri: «se
tutti facessero così io venderei più pizze» ha detto. È
stato portato dal Presidente Obama in Parlamento per un pubblico
elogio.
Siamo poveri: la Banca d’Italia ne ha dato autorevole conferma.
In Francia almeno sembra “tirare” il consumo di caschi per moto.
In Italia però è in lieve crescita il tasso di natalità; forse
perché si va meno al cinema o a causa di “interessanti” talk
show televisivi. Attenzione però: i figli costano!
Ugo Nazzarro
redatto il 16/02/2014
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