La prima auto trasformata a metano al Petersen Automotive Museum
Il Petersen Automotive Museum di Los Angeles, California, in occasione del grande evento di riapertura dopo un’operazione di totale rinnovo, ha voluto con sé la prima auto trasformata a metano ad opera di Aleardo Tartarini, custodita con amore dall’azienda che ha raccolto l’eredità del pioniere emiliano.
Si tratta della Fiat 508C Nuova Balilla 1100 del 1939. L’auto monta un impianto a metano OMT Tartarini originale dell’epoca e solitamente fa bella vista di sé nell’atrio d’ingresso della Tartarini Auto – www.tartariniauto.it – di Castelmaggiore. Per un anno il bellissimo esemplare, conservato alla perfezione, parlerà di mobilità pulita ai visitatori del museo americano all’interno della Propulsion Gallery, dedicata alle alimentazioni alternative.
Fondato l’11 giugno 1994 da Robert E. Petersen (fondatore delle riviste Usa Hot Rod e Motor Trend) e dalla moglie Margie, il museo è gestito dalla Petersen Automotive Museum Foundation. Situato inizialmente all’interno del Natural History Museum of Los Angeles County, ha ora la sua sede permanente nell’ex centro commerciale Ohrbach’s. Un edificio che la recente ristrutturazione ne fatto una meta da visitare anche da un punto di vista architettonico, oltre che per la splendida collezione di automobili e motocicli. I tre piani ospitano le sezioni dedicate alla storia, all’industria e all’arte (dei motori).
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La 508C Nuova Balilla 1100 fu presentata nel 1937 e rimase in produzione fino al 1939, anno di lancio della Fiat 1100. Costava 19.500 lire e ne furono immatricolati 57.000 esemplari nelle versioni Cabriolet, Berlina e Berlina tetto apribile.
La carrozzeria differiva dalle precedenti soprattutto nel muso, caratterizzato dalla calandra spartivento, ribattezzata musone. Il motore era il Fiat 108C, 4 cilindri in linea a benzina a valvole in testa da 1089 cm3, 30 CV a 4.400 giri/min, 4 marce, capace di 95 km/h. La sospensione anteriore era a ruote indipendenti, con bracci trasversali, molle e ammortizzatori idraulici a bagno d’olio.
L’impianto a metano OMT Tartarini, ancora perfettamente funzionante, è costituito da un riduttore di pressione RP 38 prodotto nel 1938, le valvole – modello T 220 – sono manuali. Sul tetto due bombole da 40 litri ciascuna. Il rifornimento avveniva tramite la sostituzione con bombole cariche. Pomelli all’interno dell’abitacolo consentono la commutazione benzina-gas con comando meccanico di chiusura circuito benzina e apertura circuito metano.
Da allora di strada ne è stata fatta tanta, tra alti e bassi per le sorti dell’autotrazione a metano. Quello attuale è un momento favorevole, grazie alle nuove tecnologie, che rendono le auto a metano ottimamente performanti e alla necessità di diversificazione delle fonti di approvvigionamento e di abbattimento delle emissioni inquinanti. Oggi in Italia circolano oltre 800.000 auto alimentate con questo carburante ecologico, rifornite da più di 1.000 distributori.
La volontà di continuare ad investire nelle infrastrutture di rifornimento dei carburanti alternativi e nella relativa tecnologia automotive, insieme alla tradizionale attività di conversione aftermarket, hanno generato la crescita esponenziale del numero di veicoli bifuel commercializzati, anche dalle primarie case costruttrici di automobili, consacrandoli sempre più come le migliori alternative ai carburanti tradizionali. Credo – afferma Michele Tartarini, presidente della Tartarini Auto Industries, che, ispirandosi allo spirito giovane e innovatore con il quale aveva precorso i tempi il nonno Aleardo, ne ha raccolto l’eredità – che investire per lo sviluppo tecnologico dei nostri prodotti sia fondamentale per un ambizioso futuro.
L’ispirazione è la stessa: indirizzare risorse allo sfruttamento del gas naturale. Da qui è partito Aleardo Tartarini, padre-fondatore di OMT Tartarini Spa, realtà industriale che nasce nel 1941 e nel 2000 trasforma la Divisione auto nella Tartarini Auto Industries SpA. Su queste basi prosegue l’attività dell’azienda: presente in oltre sessanta mercati esteri, è strutturata con quattro sedi distaccate in Turchia, Ungheria, Canada e Venezuela.
Infatti da molti anni il metano non è un fenomeno esclusivamente italiano: pur partendo e continuando dall’Italia, paese storicamente leader nella progettazione e costruzione di sistemi per l’alimentazione a gas, nel mondo circolano quasi 17 milioni di veicoli a gas naturale.
Un po’ di storia
Le prime applicazioni del metano sui veicoli risalgono agli anni ’30, sulla scia della crisi finanziaria del 1929 e, in Italia, della politica di autarchia del regime fascista, adottata in seguito alle sanzioni imposte al nostro Paese dalla Società delle Nazioni dopo l’invasione dell’Etiopia. Con l’arrivo della Seconda Guerra Mondiale sarà ancora più difficile il recupero di risorse energetiche, con conseguente razionamento della benzina. Ciò stimolò la ricerca di soluzioni alternative come il gasogeno, una sorta di caldaia alimentata a legna o carbone e applicata sulla vettura per generare gas e quindi energia per muovere le vetture. In questo contesto l’imprenditore bolognese AleardoTartarini vide nel gas naturale una soluzione percorribile e diede vita a una azienda in via dei Gandolfi a Bologna, la Officine Meccaniche Tartarini (OMT), dedicata, appunto, alla produzione – e installazione – di impianti a gas metano per l’autotrazione. Dai ricordi di Aleardo: Facevano la fila fuori dalla piccola officina per avere un riduttore: lo avrebbero pagato a peso d’oro. Il nostro ritmo era febbrile, eppure non si faceva abbastanza…
Quando l’attacco alleato del 12 ottobre 1944 distrugge buona parte di Bologna, radendo al suolo anche la OMT. Aleardo, con l’aiuto di tredici operai, rimette in sesto le apparecchiature danneggiate e apre una nuova officina in via Vezza.
Il mercato nel dopo guerra riprende rapidamente e sono protagonisti della tecnologia Tartarini i residui bellici quali camion e jeep abbandonati dagli alleati in Italia, che vengono recuperati e convertiti a metano; conversioni che per mancanza di spazio venivano effettuate anche in strada.
A metà degli anni Cinquanta dei quasi 400.000 veicoli in circolazione, più del 3% è già alimentato a gas naturale. In parallelo aumenta la rete distributiva, che raggiunge le 1.300 stazioni e in molte zone l’Agip pubblicizza come primo carburante il metano piuttosto che benzina e gasolio. Poi il petrolio a basso costo cambia tutto: in 10 anni più del 90% dei distributori cessa l’attività. Nella metà degli anni ’60 solo 95 impianti restano operativi, per lo più situati nel Nord Italia.
Si torna a parlare di metano con le crisi petrolifere degli anni ’70, i distributori crescono nuovamente e a fine decennio sono oltre 200. Ma la politica fiscale di nuovo ferma il metano, facendo schizzare il prezzo al metro cubo da 67 a 200 lire. Nell’83 Craxi aggrava la situazione, con l’introduzione del superbollo per le auto a gas. Per la sua abolizione bisognerà attendere il 1995. In quegli anni, grazie a una fiscalità favorevole – l’accisa è molto bassa – il metano in autotrazione riprende il suo cammino. Il prezzo conveniente, il contributo in termini ambientali e l’interessamento delle case automobilistiche – Tartarini Auto ha partecipato allo sviluppo dell’impianto sequenziale fasato Metafuel che ha equipaggiato le Fiat Marea e Multipla BiPower commercializzate nella seconda metà degli anni Novanta – hanno contribuito ad una sempre maggiore diffusione del gas naturale. Fino ai numeri dei giorni nostri.
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